Per molti il fondale del Mare Adriatico è una distesa sabbiosa, piatta e monotona, che può ricordare il suolo di un deserto. In realtà, proprio poche miglia al largo delle coste del Nord Adriatico, si trovano le
Tegnùe, conformazioni rocciose assolutamente uniche per la struttura e per gli organismi che le abitano. Il termine
"Tegnùe" deriva dal dialetto locale e significa
'trattenute', e veniva usato dai pescatori per indicare la presenza di queste rocce su cui si impigliavano le reti.
La loro origine al momento rimane in parte incerta e oggetto di studio, ma certamente un grosso apporto alla loro formazione è dovuto ad alghe calcaree e invertebrati biocostruttori come i coralli. Per questa ragione le Tegnùe vengono spesso chiamate '
le barriere coralline adriatiche'. E come le barriere coralline presenti nei mari tropicali, anche le Tegnùe sono un
ambiente ricco di vita e biodiversità, caratterizzate da rocce estremamente irregolari, ricche di anfratti, di gallerie e di cavità, usate da moltissimi organismi come riparo, rifugio o nursery.
I subacquei che s'immergono per visitare le Tegnùe restano sorpresi per l'enorme biodiversità presente, caratterizzata da organismi animali e vegetali sessili (non in grado di spostarsi) e incrostanti, appariscenti per forme e colori, quali, ad esempio,
spugne, anemoni, ascidie coloniali, e di
numerose specie di pesci. Per tutte queste caratteristiche e per ciò che rappresentano per il nostro mare Adriatico, le Tegnùe possono essere considerate delle vere e proprie oasi di biodiversità in mezzo ad una distesa sabbiosa apparentemente povera di organismi.
Articolo: Le tegnùe dell'Alto Adriatico
Associazione Tegnùe di Chioggia