Il 10 giugno luci accese sui davanzali in memoria dello studente padovano precipitato dal quinto piano dell’hotel dove era in gita con la scuola. I genitori: “Non si può fare una fine del genere in punta di piedi”
È trascorso un mese esatto dalla morte di Domenico Maurantonio, lo studente del liceo Nievo di Padova caduto il 10 maggio scorso dal quinto piano di un hotel mentre era in gita con la scuola a Milano per visitare l’Expo. A distanza di settimane dalla tragedia, cosa sia accaduto quella notte resta ancora velato dal mistero.
“CANDELE PER DOMENICO”. Intanto, mentre gli investigatori cercano di trovare risposte, il mondo del web si è mobilitato per sostenere la famiglia di Domenico, e chiedere a gran voce che la verità, se c’è qualcuno che ha ancora qualcosa da dire, venga finalmente a galla, per restituire ai genitori, almeno la serenità di sapere. E sempre il popolo di internet ha lanciato l’invito ad accendere una candela sul davanzale in suffragio, ad un mese esatto da quel tragico 10 maggio. L’appuntamento è per mercoledì 10 giugno dalle 21.30 alle 22. Ad organizzare l’evento il gruppo Facebook “Vogliamo verità e giustizia per Maurantonio Domenico”: “Ad un mese dalla sua morte uniamoci tutti in un ultimo saluto a Domenico – si legge nel post – vi preghiamo di condividere con tutti i vostri amici in modo di essere talmente numerosi che si crei un tale bagliore che possa arrivare a sfiorare il cielo”.
I GENITORI. All’iniziativa hanno deciso di aderire anche i genitori dello studente padovano, papà Bruno e mamma Antonia, subacquei e soci del 2000 Sub. Il padre, in un’intervista rilasciata al settimanale “Oggi”, ha ribadito la convinzione della famiglia: “Non è possibile fare una fine del genere in punta di piedi – ha dichiarato – senza un rumore, senza un grido, senza nulla. Si parla di un livido sul braccio e di tracce di dna sotto le unghie. Un contatto c’è stato. Sono stato nell’albergo – ha continuato – l’altezza della finestra non è un dato interpretabile. Una persona non può sentirsi male e cadere, deve scavalcarla”. Chiarimenti anche a proposito delle presunte coliche di cui avrebbe sofferto il figlio: “Domenico aveva subìto un intervento e il problema era stato risolto. Poteva mangiare di tutto, dal kebab alle patatine fritte. E se anche avesse avuto un problema si sarebbe chiuso in bagno. Non c’è ragione di uscire in corridoio o sedersi sul davanzale”
Fonte: PadovaOggi