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Ago

11

2024

Relitti della Prima Guerra Mondiale trovati alla foce dell’Isonzo

Le acque del mare Adriatico hanno fatto riemergere un nuovo reperto storico, questa volta risalente alla Prima guerra mondiale.

Un recente ritrovamento subacqueo ha attirato l’attenzione degli archeologi e degli storici: nel tratto di mare della riserva naturale della foce dell’Isonzo, in prossimità dell’Isola della Cona in comune di Staranzano, un pescatore locale ha scoperto i resti di un convoglio di imbarcazioni risalenti ai primi del ‘900. Queste chiatte, utilizzate come supporto logistico durante la Prima Guerra Mondiale, offrono importanti spunti di riflessione sulla storia del conflitto e sui suoi protagonisti. Scoprire di più su queste reliquie storiche rivela i legami profondi tra la nostra cultura e il passato.

La storia delle imbarcazioni.

Le quattro chiatte rinvenute, ognuna delle quali misura circa 20 metri per 6 metri e mezzo, giacciono in condizioni eccezionali, mantenendosi perfettamente allineate tra loro. Carabinieri del nucleo per la tutela del patrimonio culturale di Udine hanno confermato che queste imbarcazioni erano destinate al trasporto di materiali durante la Prima Guerra Mondiale. In particolare, venivano utilizzate per rifornire le batterie italiane dislocate lungo la foce dell’Isonzo, un’area cruciale per le operazioni militari dell’epoca.

Il contesto storico di questo ritrovamento è di particolare rilevanza. Si ipotizza che, in seguito alla ritirata di Caporetto nell’ottobre del 1917, le chiatte siano state affondate volutamente per evitare che cadessero in mano nemica durante il ripiegamento delle truppe italiane. Questo atto deliberato di affondamento non solo testimonia la strategia militare dell’epoca, ma evidenzia anche le difficoltà affrontate dalle forze italiane in quel periodo critico, segnato da battaglie fratricide e perdite ingenti.

La scoperta di queste imbarcazioni aggiunge un ulteriore tassello alla complessa e articolata storia delle battaglie dell’Isonzo. Questo fiume, nel corso del conflitto, divenne teatro di numerosi scontri e continui cambiamenti di fronte. Analizzare i relitti offre agli storici un’opportunità unica per approfondire le dinamicità del rifornimento e del trasporto di materiali durante la guerra. Inoltre, la presenza di queste chiatte può contribuire a ridefinire le strategie logistiche adottate dagli italiani in un periodo di grande difficoltà.

La collaborazione con esperti e istituzioni quali la Soprintendenza del FVG e l’Università di Udine sarà fondamentale per la catalogazione e lo studio di questi relitti. La valorizzazione di questo patrimonio sommerso, attraverso ricerche approfondite, potrebbe anche rivelare dettagli inediti sulla vita quotidiana dei soldati italiani e sulla loro interazione con il territorio durante il conflitto.

Monitoraggio dei reperti storici sommersi

In un’altra importante iniziativa, i carabinieri di Udine hanno avviato attività di monitoraggio anche su un’imbarcazione di epoca antica, risalente al III secolo a.C. Questo relitto, scoperto a 7 miglia al largo di Grado e a 19 metri di profondità, ha richiesto particolare attenzione. A partire dal 2012, è stato implementato un sistema metallico modulare per garantire la conservazione e valorizzazione di questo prezioso bene sommerso, gestito in collaborazione con la Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia e il nucleo subacquei di Genova.

Il monitoraggio ha come obiettivo principale quello di prevenire possibili atti delittuosi, intesi come sottrazione di reperti storici, da parte di malintenzionati. La protezione dei materiali sommersi e delle strutture archeologiche è essenziale per la conservazione del patrimonio culturale e per garantire che futuri progetti di ricerca e valorizzazione non siano compromessi. La custodia di questi resti storici offre non solo una finestra sulle civiltà passate ma anche un modo per educare le future generazioni sull’importanza della salvaguardia del patrimonio.

Attraverso questi sforzi coordinati, la memoria storica viene preservata, e la comunità può continuare a esplorare e comprendere il proprio passato, vivendo in un presente arricchito da queste scoperte affascinanti.

 

Fonte: Gaeta.it

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