Il riscaldamento globale provoca l’aumento delle temperature dei mari italiani, e rischia in particolare di trasformare l’Adriatico in ‘una palude salmastra’, avverte un rapporto presentato oggi dal ministero dell’Ambiente.
L’innalzamento delle temperature medie marine fa diminuire anche la capacità di assorbimento dell’anidride carbonica, il principale gas a effetto serra, contribuendo così ad aggravare lo stesso fenomeno del ‘global warming’.
‘Se si ferma l’Adriatico, se si alzano i livelli dei nostri mari, probabilmente avremo problemi di sicurezza’, ha detto nel corso di una conferenza stampa il ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, chiedendo che ‘l’emergenza-mare sia acquisita come emergenza nazionale’.
Secondo il rapporto stilato dall’Icram, l’Istituto Centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica Applicata al Mare, l’inverno scorso la temperatura del Tirreno è stata superiore di 2 gradi alla media stagionale fino a 100 metri di profondità, con 15 gradi contro gli abituali 13.
L’innalzamento delle temperature ‘fa saltare gli equilibri dell’intero bacino’ del Mediterraneo, dice lo studio, e rischia di ‘spegnere’ definitivamente la corrente del Golfo di Trieste, una delle tre correnti nord-sud del mare che si stende tra Africa, Europa e Asia.
MUCILLAGINE GIA’ IN GENNAIO
Già nel 2003, anno di temperature record, la corrente fredda che attraversa l’Adriatico e che contribuisce al rimescolamento delle acque del Mediterraneo – essenziale per innescare il processo di fotosintesi marina e dunque per far salire le sostanze nutrienti per i pesci – scomparve, col passaggio della temperatura media invernale da 5 a 13 gradi.
‘Senza questo movimento nord-sud – avverte lo studio – l’intero Adriatico si trasformerebbe in un mare fermo e sempre più caldo. Dal mare di Trieste fino alla costa pugliese si creerebbe una palude salmastra dove lo scambio di ossigeno non arriva oltre lo strato superficiale, rendendo inabitabile l’ambiente marino’.
‘Il 21 gennaio scorso abbiamo avvistato in Adriatico le prime mucillagini, quando di solito si vedono d’estate’, ha detto nel corso di una conferenza stampa Silvio Greco, coordinatore scientifico dell’Icram.
‘C’è il rischio di un ‘corto circuito’ che modifichi la circolazione delle masse d’acqua’, ha aggiunto l’esperto. ‘L’acqua di superficie non riesce a scendere, quindi non c’è la risalita delle acque profonde ricche di sostanze nutrienti’.
Secondo lo studio dell’Icram, bastano variazioni di temperatura di 0,4 gradi a ridurre la quantità microalghe che costituiscono la base della catena alimentare marina e ad ‘alterare fino al 50% la ricchezza di specie del nostro mare’.
RISCHIO CO2
Altra conseguenza importante indicata dal rapporto, è la diminuzione dell’assorbimento di anidride carbonica da parte del mare.
Una stima ‘prudenziale’ realizzata dal gruppo di lavoro sul Mare della Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici, che aprirà i suoi lavori il 12 settembre a Roma, indica in circa mezzo milione di tonnellate di CO2 il quantitativo sottratto all’atmosfera solo nella zona di mare compresa tra il Golfo di Napoli e le isole Eolie.
E’ la stessa mancata produzione delle microalghe a provocare il minore assorbimento di anidride carbonica, spiega il rapporto. Circa un quarto delle emissioni totali di gas viene assorbito dagli oceani e dalle foreste ma, ‘se questo meccanismo si inceppa, come è successo per la prima volta quest’inverno nel Mediterraneo meridionale, aumenta la quantità di CO2 in atmosfera’.
In attesa che i paesi industriali riescano effettivamente a ridurre la produzione di gas a effetto serra, come previsto dal protocollo di Kyoto – a cui però non aderiscono grandi inquinatori come Usa, Cina e India – il ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio propone una soluzione di ‘ingegneria ambientale’ per difendere i mari italiani, in tre mosse.
La prima è quella di ‘aumentare l’apporto dei fiumi’, ripulendoli e mantenendo i volumi di acqua che riversano in mare. La seconda è quella di ‘ridurre lo scarico di inquinanti’ nel Mediterraneo. Ma Pecoraro Scanio chiede anche di ‘sospendere la pesca di alcune specie che hanno la capacità di contrastare la crescita delle alghe’ che rischiano di soffocare il mare. Come il bianchetto, molto amato in cucina ma utile a mantenere l’equilibrio del sistema-mare, avvertono i ricercatori dell’Icram.
Fonte: Massimiliano Di Giorgio, Reuters Italia